Il carico umano in Mirko Servetti e Carlo di Francescantonio
Un valido esempio di come la Poesia possa vivere di luce propria, indipendentemente dal suo “creatore”, è dato da questo interessante volumetto dal titolo Il carico umano, scritto da Mirko Servetti e da Carlo di Francescantonio ed edito da Terra d’ulivi nello scorso 2022. Si tratta dunque di un lavoro a quattro mani, come normalmente si usa dire e come spesso viene organizzata e poi prodotta una silloge “partorita” insieme da due autori? Direi che in questo caso la dualità venga ampiamente superata da una vera e propria fusione creatrice, tale da non permettere più l’individuazione di un autore di un brano rispetto a quello dell’altro. Occorre che ci sia un’intesa profonda, direi quasi telepatica, tra i due autori, per giungere al completamento di un’opera che, nell’insieme, si presenta in effetti come prodotta da un’unica voce. È quello che è accaduto con Carlo di Francescantonio e a Mirko Servetti, i quali, seguendo quasi una linea intuitiva e un po’ anche casuale, hanno letteralmente assemblato i loro brani, costituiti prevalentemente da haiku (in corsivo) e da versi tradizionali, riuscendo a strutturare un poemetto coerente e fluido, molto gradevole da leggere. La Poesia si erge maestra al di sopra dei significati, affidando sempre alla Parola un ruolo assolutamente primario, di grande spessore semantico per la sua capacità e potenzialità di dire oltre il detto, di aprire sempre orizzonti altri, partendo dal quotidiano osservabile per poi estendere la realtà fino al sogno, fino all’utopia. È quello che si verifica in questi testi, dove il “carico umano” si cristallizzae si eleva a dignità letteraria e lirica.
Giuseppe Vetromile
Godot, la morte?
Ridi pure tranquilla,
ritarda sempre
leggo macerie e disastri
davanti a troppe porte.
La disperazione
di mettere insieme
quel poco di pranzo,
un richiamo per cena.
Basi di edifici già in pezzi.
Grigi rimpianti
per i mesi a venire.
La strada è nuova
Dissolte le urla.
Dei poveri uomini
resta il silenzio
si vive in attesa, come al solito
dice Antonio e intanto detta
la metafisica ai fogli.
Niente a che vedere
con la poetessa in camicia
che offre strumenti e soluzioni
per la gestione del personale.
Non è un dopolavorista del verso,
Antonio.
E da lui la differenza
tra vita ed esistenza
La stessa nota
ripetuta più volte,
richiamo antico
è difficile evitare
i teoremi della penombra
e farsi un carico di etica.
Non resta che la scelta,
le dovute conseguenze
anche qui, tra le pagine.
Scura nudità
sull’asfalto al mattino.
Fine del libro
Brani tratti da “Il carico umano”, di Mirko Servetti e Carlo di Francescantonio, Terra d’ulivi edizioni, 2022
Mirko Servetti esordisce nella seconda metà degli anni Settanta con poesie, interventi critici e d’opinione sulle pagine della rivista “Alla Bottega”. Negli anni continuerà a frequentare con contributi scritti riviste e antologie letterarie. I suoi libri di poesia, dopo l’esordio con Frammenti in fuga (scritto con teresio Zaninetti), sono: Quasi sicuramente un’ombra, il poema Canti tolemaici, L’amor fluido, Quotidiane seduzioni, Canzoni di cortese villania (che riunisce con alcune variazioni le due precedenti raccolte), Terra bruciata di mezzo – fra Vespero e Lucifero (poemetto in digitale), Indefinito Canone e Uomini in fiamme (scritto con Carlo di Francescantonio).
Carlo di Francescantonio ha pubblicato romanzi e raccolte di poesia. Tra queste, Memorabilia, Poesie 2000-2015, Uomini in fiamme (scritto con Mirko Servetti) e Anche l’ultimo argonauta se n’è andato. È presente nelle antologie Umana, troppo umana. Poesie per Marilyn Monroe e Voci dall’esilio, nelle riviste “Atelier Poesia”, “Banchina”, “Mirino”, “Satisfiction”, “Fluire”, “l’Immaginazione”, “Transiti Poetici”, “Avamposto” e all’interno della Collana “Poeti e Poesia” a cura di Elio Pecora. Nel 2021 ha fondato il laboratorio di ricerca musicale “Magazzino CdF”, con il quale ha pubblicato l’album Play very loud.